Venerdì 12 aprile, al teatro comunale di Gries è stato proiettato il film “Climbing Iran”, accompagnato da un intervento della protagonista, Nasim Eshqi, ad oggi considerata una delle migliori arrampicatrici al mondo. Nel 2019 le è stato conferito infatti il King Albert Mountain Award per i suoi straordinari risultati: ha infatti aperto più di cento nuove vie in Iran e in altri paesi. Inoltre, da moltissimi anni Nasim si impegna per i diritti civili delle donne. Il film Climbing Iran” è il ritratto di una donna straordinaria, che ha fatto della propria storia un modello di libertà in Iran e nel mondo.
Le montagne da scalare in Iran, non sono solo quelle di roccia, ma anche barriere sociali culturali e religiose. Nasim è l’unica donna in Iran a fare la professionista dell’arrampicata all’aperto; su ottanta milioni di abitanti sono solo trecento le donne che praticano l’arrampicata in palestra, con orari diversi da quelli degli uomini, e sono soltanto una decina quelle che lo praticano all’aperto, nessuna ai livelli di Nasim.
Nasim Eshqi è nata a Teheran, in Iran, nel 1982. Da bambina era una ragazza diversa dalle altre; era sempre piena di energie e non smetteva mai di muoversi. Le piaceva giocare con i ragazzi e fare tanto sport. Sin da subito ha notato che nel suo paese se sei un uomo hai dei “punti” in più, hai più potere. Così decise che avrebbe voluto cambiare le cose. Le donne nel suo paese vengono considerate deboli, e lei non voleva esserlo.
Ha scoperto così l’arrampicata relativamente tardi, aveva 23 anni. Prima faceva kickboxing ad alti livelli, ma ha lasciato perché non voleva gareggiare e allenarsi con il velo in testa.
Così per caso si è imbattuta nel mondo dell’arrampicata, ed è diventata la prima donna in Iran ad aprire nuove vie di arrampicata. Quando arrampica non è tenuta ad indossare il velo. Si sente libera. In città vengono seguite le regole di condotta dell’Islam, ma in montagna è diverso. Non importa se sei povero o ricco, uomo o donna, con la pelle chiara o con la pelle scura, israeliano o italiano. La forza di gravità tira giù tutti allo stesso modo.
La parola “nasim” viene usata per indicare un vento leggero, ma Nasim non è certamente una brezza leggera.
L’Europa per Nasim era un sogno. All’inizio arrampicava solo nei paesi per i quali era più facile prendere il visto. Quando aveva ormai quasi perso le speranze di venire in Europa, le hanno invece proposto di andarci per la realizzazione di catalogo promozionale, con un visto di 30gg ha arrampicato 27 giorni di seguito. Dormiva in treno e di giorno arrampicava. Alla fine è tornata a casa ammalata.
Nel 2020 è quindi arrivato un progetto: portare Nasim in Italia e farle aprire una nuova via sulle Alpi. Aiutata da un alpinista trentino, capace di aprire nuove vie, e da una raccolta fondi partita dal web, Nasim è partita. Purtroppo, la raccolta fondi è stata subito bloccata perché gestita dagli Stati Uniti. I sostenitori però non si sono rassegnati: una volta conosciuta la storia di Nasim hanno donato i fondi direttamente alla ragazza che ha avviato il progetto, Francesca Borghetti. Così in poco tempo si sono raccolti i soldi necessari per far venire Nasim in Italia.
è in questo modo che è nato film/documentario “Climbing Iran”, dedicato alla storia della ricerca della libertà di Nasim. Che lei stessa ha potuto raccontare ai bolzanini accorsi numerosi all’incontro del 14 aprile.
Autore: Niccolò Dametto